La Corte di Cassazione ribadisce i principi di tutela della sfera sessuale nella diffusione non consensuale di immagini intime
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L'Aula della Corte di Cassazione: tutela dei diritti nella giustizia penale |
Introduzione
Il reato di revenge porn, disciplinato dall’art. 612-ter del codice penale, rappresenta una risposta legislativa importante per proteggere la libertà morale e sessuale degli individui. La recente sentenza n. 11743/2025 della Corte di Cassazione affronta il delicato bilanciamento tra prova, riconoscibilità della vittima e validità della querela nei casi di diffusione non consensuale di immagini sessualmente esplicite.
Origine e fondamento del reato di revenge porn
Il reato di revenge porn è stato introdotto nel sistema penale italiano nel 2019, con la legge n. 69 ("Codice Rosso"), a tutela della libertà morale e sessuale dell’individuo contro la diffusione illecita di materiale destinato a rimanere privato.
La norma punisce chiunque diffonda o consegni immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, indipendentemente dalla riconoscibilità effettiva della vittima da parte dei destinatari.
La Cassazione ha precisato che il bene giuridico protetto è la libertà di autodeterminazione sessuale e la privacy, anche quando la vittima non sia riconoscibile.
Applicazione del principio nella giurisprudenza
Nella sentenza n. 11743/2025, la Corte ha respinto il ricorso di un imputato condannato per revenge porn, chiarendo alcuni punti fondamentali:
- Non occorre che la vittima sia riconoscibile: la mera diffusione di immagini intime senza consenso integra il reato, indipendentemente dall’identificazione.
- Validità delle prove: uno screenshot fornito volontariamente dalla persona offesa non viola il diritto alla segretezza della corrispondenza e può essere utilizzato come prova.
- Remissione tacita della querela: la mancata comparizione della vittima all’udienza non equivale automaticamente a remissione tacita se le dichiarazioni sono state acquisite con il consenso delle parti.
Implicazioni giuridiche e sfide attuali
Le principali criticità che emergono sono:
- Tutela della vittima: la protezione della sfera sessuale deve essere garantita anche contro forme indirette di esposizione.
- Acquisizione della prova: occorre attenzione nell’equilibrio tra tutela della privacy e ammissibilità delle prove digitali.
- Corretta applicazione della remissione tacita: è essenziale che il giudice valuti se la mancata comparizione sia effettivamente incompatibile con la volontà di persistere nella querela.
La Corte riafferma l'importanza di non ampliare in modo improprio il concetto di remissione tacita, preservando così l'effettività della tutela penale della vittima.
Conclusione
Il revenge porn continua a rappresentare una grave violazione della dignità e della libertà sessuale. La sentenza n. 11743/2025 rafforza l’approccio rigoroso della Cassazione nella difesa dei diritti delle vittime, riaffermando l’autonomia della tutela penale rispetto alla riconoscibilità della persona offesa e ai formalismi processuali.
Riferimenti normativi
- Codice Penale, art. 612-ter – Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti
- D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 – Riforma Cartabia (remissione tacita di querela)
- Sentenza Corte di Cassazione, Sez. V, 25 marzo 2025, n. 11743
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