La scarcerazione e il rimpatrio di Njeem Osama Almasri al centro dell'indagine della Corte Penale Internazionale
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Il generale libico Njeem Osama Almasri mentre scende dall’aereo per il rimpatrio, dopo la scarcerazione disposta in Italia. La CPI ha avviato un'indagine sulla vicenda |
Introduzione
Il 10 febbraio 2025, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha annunciato l'apertura di un'indagine formale nei confronti del governo italiano, in seguito alla scarcerazione e al rimpatrio del generale libico Njeem Osama Almasri. Accusato di crimini di guerra e contro l'umanità, Almasri era stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025 su mandato della CPI, ma successivamente rilasciato e rimpatriato in Libia. Questo caso solleva interrogativi significativi sulla cooperazione internazionale e sull'adempimento degli obblighi derivanti dallo Statuto di Roma.
Chi è Njeem Osama Almasri
Njeem Osama Almasri, noto anche come Osama Elmasry Njeem, è un ufficiale libico nato nel 1979 a Tripoli. Dopo la caduta del regime di Gheddafi, ha assunto un ruolo di rilievo nelle Forze Speciali di Deterrenza (RADA), una milizia islamista attiva nella capitale libica. Dal 2015, è stato a capo delle operazioni presso la prigione di Mitiga, dove si ritiene siano stati commessi gravi abusi, tra cui torture, stupri e omicidi, soprattutto ai danni di detenuti migranti e oppositori politici.
I crimini contestati dalla Corte Penale Internazionale
La CPI accusa Almasri di una serie di gravi crimini commessi tra il 2015 e il 2017 nella prigione di Mitiga, tra cui:
Crimini di guerra: omicidio, tortura, trattamento crudele, stupro e violenza sessuale, oltraggio alla dignità personale;
Crimini contro l'umanità: omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, persecuzione, reclusione arbitraria.
Secondo i documenti dell'Aia, sotto il suo comando, nella prigione di Mitiga sarebbero state uccise 34 persone e un bambino sarebbe stato vittima di violenza sessuale.
L'arresto e la scarcerazione in Italia
Il 19 gennaio 2025, Almasri è stato arrestato a Torino dalla DIGOS, in seguito a un mandato d'arresto emesso dalla CPI e trasmesso tramite Interpol. Tuttavia, il 21 gennaio, la Corte d'Appello di Roma ha disposto la sua scarcerazione, ritenendo l'arresto non conforme alla legge italiana, in assenza di una richiesta formale di custodia cautelare da parte del Ministro della Giustizia. Subito dopo, il Ministero dell'Interno ha emesso un decreto di espulsione, e Almasri è stato rimpatriato in Libia a bordo di un volo di Stato.
La reazione della Corte Penale Internazionale
La CPI ha espresso preoccupazione per la mancata cooperazione da parte dell'Italia, sottolineando che la scarcerazione e il rimpatrio di Almasri rappresentano una violazione degli obblighi previsti dallo Statuto di Roma. La Corte ha avviato una procedura formale per accertare le responsabilità del governo italiano e ha richiesto chiarimenti ufficiali entro 30 giorni.
Implicazioni giuridiche e politiche
Questo caso evidenzia le tensioni tra la sovranità nazionale e gli obblighi internazionali. La decisione di scarcerare e rimpatriare Almasri ha suscitato critiche sia a livello nazionale che internazionale, sollevando dubbi sull'impegno dell'Italia nella lotta contro l'impunità per crimini internazionali gravi.
Inoltre, la vicenda potrebbe avere ripercussioni sulle relazioni tra l'Italia e la CPI, nonché sulla credibilità del Paese nel rispetto dei diritti umani e nella cooperazione giudiziaria internazionale.
Conclusione
L'indagine aperta dalla Corte Penale Internazionale nei confronti dell'Italia rappresenta un caso emblematico delle sfide legate alla cooperazione internazionale nella giustizia penale. Sarà fondamentale monitorare gli sviluppi futuri e le risposte del governo italiano per comprendere le implicazioni di questa vicenda sul piano giuridico e politico.
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