Riparazioni e Giustizia: la CPI conferma la condanna a Dominic Ongwen
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Dominic Ongwe davanti alla la Corte Penale Internazionale durante il processo per crimini di guerra e contro l'umanità |
Introduzione
Il caso Ongwen rappresenta uno dei procedimenti più articolati e complessi affrontati dalla Corte Penale Internazionale. Il 4 febbraio 2021, la Camera di primo grado IX ha condannato Dominic Ongwen a 25 anni di reclusione per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui omicidio, stupro, schiavitù sessuale, tortura, arruolamento forzato di minori e persecuzione. La condanna ha riconosciuto la responsabilità penale individuale di Ongwen per 61 capi d’imputazione legati alle atrocità commesse in Uganda durante il suo comando nella brigata Sinia dell’LRA.
Successivamente, il 28 febbraio 2024, la stessa Camera ha emesso un articolato "ordine di riparazione", stabilendo le modalità di ristoro per le vittime, comprese misure collettive e individuali, tra cui il pagamento simbolico di 750 euro per ciascuna vittima riconosciuta. Tale decisione è stata oggetto dell’appello poi rigettato dalla Camera d’appello il 7 aprile 2025.
Punti rilevanti della decisione
- Riservatezza dei beneficiari: confermata per garantire sicurezza personale e comunitaria.
- Nessun cumulo tra giustizie internazionali e nazionali: chiarita la distinzione tra responsabilità statale e penale individuale.
- Criteri per l'accesso alle riparazioni: necessaria la prova dello status di vittima e del danno.
- Limiti all’integrazione delle pratiche culturali: non sostitutive del sistema codificato della CPI.
- Legittimità delle riparazioni simboliche: confermata l'efficacia anche simbolica delle riparazioni.
- Criteri di priorità nelle riparazioni: basati su vulnerabilità e necessità.
- Infondatezza delle eccezioni tecniche: rigettate tutte le eccezioni difensive.
- Non assimilabilità della vittimizzazione di Ongwen: irrilevante ai fini della responsabilità penale.
Conclusioni
La sentenza del 7 aprile 2025 si inserisce nel solco della giurisprudenza internazionale che promuove un modello di giustizia orientato alla centralità delle vittime. La decisione rafforza il ruolo della Corte nella protezione dei diritti fondamentali e nel riconoscimento della sofferenza delle popolazioni colpite da gravi crimini. Al tempo stesso, riafferma i confini normativi entro cui devono muoversi le istanze di giustizia tradizionale, in una prospettiva di complementarità ma non di sostituzione del sistema codificato.
Riferimenti normativi
- Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale: art. 75, art. 83, art. 21
Fonte
- Corte Penale Internazionale – Sentenza 7 Aprile 2025
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